Lubrificanti biodegradabili: classificazione, normative e certificazioni

Gli oli e lubrificanti utilizzati nell’industria costituiscono una potenziale minaccia per l’ambiente e una fonte di inquinamento da non sottovalutare

La dispersione accidentale del lubrificante – per non parlare dello sversamento volontario nell’ambiente che costituisce vero e proprio reato – può provocare danni a fauna e flora, immettersi nella catena alimentare e arrivare a compromettere la salute dell’uomo. 

La natura e l’uomo, con le sue attività produttive, sono collegati in un cerchio senza soluzione di continuità. Per questo è essenziale prestare attenzione alla sostenibilità della produzione dal punto di vista ambientale, anche in ottica di prevenzione.

I lubrificanti biodegradabili rappresentano uno dei materiali di consumo che le aziende di diversi settori possono utilizzare per rendere le attività produttive più sicure, rispettose dell’ambiente e della salute, ma anche per ottimizzare la produzione e ridurre i costi.

Gli oli lubrificanti biodegradabili non sono però tutti uguali. È importante conoscere le classificazioni e le caratteristiche principali di ognuno. 

Normativa e classificazione degli oli biodegradabili

La normativa di riferimento per quanto riguarda la compatibilità ambientale dei lubrificanti è la normativa ISO 15380:2016, la quale specifica i requisiti dei fluidi idraulici accettabili dal punto di vista ambientale. La norma si rivolge ai sistemi idraulici, in particolare ai sistemi di alimentazione del fluido idraulico, ed ha lo scopo di fornire una guida per i fornitori e gli utilizzatori di fluidi idraulici sostenibili dal punto di vista ambientale.

Secondo questa normativa, gli oli biodegradabili sono classificabili come segue:

SIGLADENOMINAZIONE ESTESATIPOLOGIA
HETG Hydraulic Oil Environmental TryGlycerid= oli di derivazione vegetale
HEPG Hydraulic Oil Environmental PolyGlycol= oli base poliglicole
HEES Hydraulic Oil Environmental Ester Synthetic= oli base esteri sintetici
HEPRHydraulic Oil Environmental Polyalphaolefine and Related Products= oli base polialfaolefine (PAO) e idrocarburi simili

Gli oli biodegradabili attualmente più utilizzati sono esteri, sia vegetali che sintetici.

Sugli esteri, un importante fattore che incide a livello di stabilità termica, di ossidazione e idrolitica è la saturazione: gli oli HEPG sono sempre insaturi, mente in quelli HEES dipende se sono:

  • Esteri oleochimici: derivazione vegetale con trattamenti di distillazione, frazionamento e idrogenazione, parzialmente insaturo;
  • Esteri petrolchimici: derivazione completamente sintetica con processi petrolchimici, completamente saturo.

Esiste un unico parametro chimico analizzabile, utile per discriminare tra esteri saturi, 

parzialmente saturi e insaturi: il numero di iodio. Tanto più è basso, tanto minore è il numero di insaturazioni.

ESTERE VEGETALEESTERE SINT. INSATUROESTERE SINT.SATURO
100-12070-801-2

Certificazione come Ecolabel o la stessa ISO 15380 non distinguono tra estere sintetico insaturo e saturo perché i test non prevedono il controllo della qualità del prodotto, ma analizzano solamente la biodegradabilità dello stesso.

Le principali certificazioni dei lubrificanti biodegradabili

Le certificazioni e test di biodegradabilità su lubrificanti di riferimento sono:

  • OECD – Organization for Economic Co-operation and Development
  • CEC – Commission for Environmental Cooperation
  • Eco Label
  • Blauer Engel

Lubrificanti biodegradabili: le soluzioni Nils per una lubrificazione rispettosa dell’ambiente

Grazie al nostro laboratorio analisi di ricerca e sviluppo interno, da tempo abbiamo incluso nel nostro catalogo prodotti una gamma di lubrificanti biodegradabili certificati per diversi settori e industrie:

Tutti i lubrificanti Nils rientrano nei requisiti di biodegradabilità e tossicità imposti dalle normative e sono formulati per essere eco-compatibili e performanti, perché il rispetto dell’ambiente vada di pari passo con produttività ed efficienza.

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Olio minerale o sintetico, cosa scegliere?

La scelta della tipologia dell’olio non è mai semplice. Sia che parliamo di olio motore che di olio riduttore, idraulico o trasmissione.

In questo articolo cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sulle differenze tra olio sintetico e olio minerale, raccogliendo nozioni utili e caratteristiche che possano guidarti ad un acquisto più consapevole e ragionato.

In base alla composizione, esistono diverse tipologie di olio lubrificante:

Oli rigenerati: sono ottenuti dalla rigenerazione di lubrificanti usati, sono la categoria di lubrificante di qualità e rendimento più bassa in commercio.

Oli minerali di prima raffinazione: sono ottenuti dalla raffinazione del petrolio; sono la tipologia di lubrificante più utilizzata tra gli oli di “vecchia” concezione. L’olio minerale che si ottiene al termine del processo di raffinazione non è una sostanza pura ma è una miscela di numerose molecole.

Oli semisintetici: sono composti da un mix di oli minerali e di oli sintetici. La qualità di questi prodotti dipende soprattutto dalle percentuali utilizzate per comporre la miscela e dalla qualità delle basi.

Oli HC: si ottengono partendo da una base minerale e facendo successivamente un processo di cracking in presenza di idrogeno, sono il primo livello di olio definito sintetico e ne fanno parte moltissimi oli in commercio.

Olio PAO: tecnicamente chiamati Poli-Alfa-Olefine, sono gli oli con la resa maggiore tra queste cinque tipologie. Questi oli sono realizzati attraverso processi chimici di laboratorio, eliminando tutte le impurità, fino a formare nuove molecole sintetiche, omogenee e dalle caratteristiche lubrificanti superiori. Hanno un range di temperatura molto più ampio e sono l’ideale per l’utilizzo in condizioni di freddo estremo e applicazioni di alto calore.

Un olio composto da base PAO è decisamente più performante di un olio minerale. Ma nello specifico, cosa si intende per “più performante” ?

Gli oli sintetici PAO danno i seguenti vantaggi :

– Pour Point più basso: migliore pompabilità a freddo.
– Minor evaporazione: meno rabbocchi.
– Minor ossidazione: allungamento degli intervalli di sostituzione.
– Minor attrito: consumo minore di carburante.
– Miglior resistenza alle alte temperature: film lubrificante più resistente e quindi meno usura.

Oltre alla base lubrificante, un ruolo molto importante lo giocano sicuramente gli additivi.

Il modo in cui un olio viene additivato diventa elemento fondamentale per la qualità finale. Un additivo va a migliorare le caratteristiche intrinseche del lubrificante. Principali additivi sono: antiossidanti, antiusura, anticorrosione, detergenti, miglioratori dell’indice di viscosità ed additivi EP. La loro concentrazione deve quindi essere equilibrata per non creare disturbi e “concorrenza” tra gli additivi.

Ricapitolando, quando utilizzare oli sintetici?

Il consiglio è di usare un olio sintetico in tutti i mezzi di nuova generazione, in presenza di applicazione gravose e sollecitate e quando le temperature si riducono. All’interno degli oli minerali, quelli di prima raffinazione sono sempre preferibili a quelli rigenerati.

L’olio è l’elemento più importante nel garantire longevità e durata di qualsiasi mezzo o macchinario, è fondamentale come il sangue nel nostro corpo, deve essere di qualità per garantire la corretta lubrificazione e nutrimento a tutti gli organi interni in qualsiasi condizione di utilizzo, sia sotto sforzo, sia in brevi e lunghi tragitti, a freddo e a caldo!